UNIVERSITA': VIA LIBERA ALLA RIFORMA GELMINI

Stop ai finanziamenti a pioggia agli atenei e nuova ripartizione dei fondi ministeriali che si dirigeranno verso le università piů virtuose, viceversa per quelle che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori. E poi ''forme di verifica dell'attività didattica'' e dell'''impegno per l'attività scientifica''.

Sono solo alcune delle novità introdotte dal dl di Riforma dell'Università italiana, fortemente voluto dal ministro Mariastella Gelmini e che oggi ha avuto il via libera da parte del Consiglio dei ministri.

Si tratta - si legge nel comunicato ufficiale di fine seduta -  di un provvedimento incisivo ed organico, che interviene sui nodi cruciali del sistema: l'accentuazione dell'autonomia responsabile degli Atenei; strutture di governo e di organizzazione piů snelle ed incisive; meccanismi di finanziamento basati sul merito e sulle valutazioni; nuove norme sul reclutamento dei docenti e relativi diritti e doveri. In particolare vengono ridefiniti organi ed articolazione interna delle Università, previste fusioni e federazioni di Atenei anche a fini di razionalizzazione delle sedi e delle strutture, nonché la programmazione triennale del reclutamento del personale accademico. Il disegno di legge prevede una delega al Governo per l'introduzione di meccanismi premiali, per la razionalizzazione della normativa contabile, per la valorizzazione e qualificazione delle attività didattiche e della ricerca del personale. Sarà richiesta una valutazione a posteriori delle politiche di reclutamento e verrà rivista la normativa in materia di diritto allo studio. Viene prevista, tra l'altro, l'istituzione di un Fondo speciale per il merito, finalizzato ad incoraggiare eccellenza e merito dei migliori studenti tramite l'erogazione di borse di studio e la garanzia su prestiti d'onore. Al fine di rendere comprovata e meritevole la qualificazione scientifica del corpo docente, il disegno di legge prevede infine l'istituzione dell'abilitazione scientifica nazionale, che costituirà requisito essenziale per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori.

Tre i parametri base su cui si basa il grado di qualità delle università: la qualità dell'offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l'efficacia e l'efficienza delle sedi didattiche. Il tutto nel segno della meritocrazia.

E arriva il Codice etico per gli atenei (dovrà essere adottato entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge) ''che individui tra l'altro in modo puntuale i casi di incompatibilità e di conflitto di interesse e predisponga opportune misure per evitarli''. Si vuole in questo modo cercare di combattere ''lobby e nepotismo'' e dar la possibilità di poter svolgere una carriera universitaria in base al reale merito.

Per determinare la graduatoria delle università migliori il Miur ha già reso noti i parametri di riferimento: la qualità dell'offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l'efficacia e l'efficienza delle sedi didattiche.

Determinante sarà lo 'spessore' delle pubblicazioni realizzate da docenti e ricercatori, oltre che il livello delle lezioni svolte in aula: i due terzi del fondo ordinario saranno assegnati, non a caso, in base alla qualità della ricerca e un terzo in base alla qualità della didattica. Per chi non si adeguerà, limitandosi a svolgere didattica ed esami, scatterà il dimezzamento dello scatto biennale di stipendio e l'impossibilità di accedere a livelli di docenza superiori.

Per docenti e ricercatori diventerà indispensabile realizzare pubblicazioni, sotto forma di libri, ma anche di articoli scientifici, il cui grado di qualità verrà comunque verificato ogni due anni da un'apposita Anagrafe nazionale (aggiornata con periodicità annuale da parte dello stesso Miur).

La produttività scientifica sarà determinante: ''Coloro che nel precedente triennio non abbiano effettuato pubblicazioni scientifiche (...) sono esclusi - si legge nel nuovo regolamento - dalla partecipazione alle commissioni di valutazione''.

Inoltre si stabilisce una distinzione tra Cda e Senato accademico: i componenti del consiglio di amministrazione degli atenei, escluso il rettore, avranno il divieto di ''ricoprire altre cariche accademiche e essere componenti di altri organi dell'università ad eccezione del consiglio di dipartimento''. E durante il mandato non potranno ''rivestire alcun incarico politico o far parte del consiglio di amministrazione di altre università''. I membri del Cda e del Senato accademico potranno rimanere in carica per un massimo di 4 anni, non rinnovabili.

La riforma Gelmini prevede anche la chiamata diretta per i professori famosi: ''Le università possono procedere alla copertura di posti di professore ordinario mediante chiamata diretta di studiosi di chiara fama, in possesso di uno dei seguenti requisiti: occupare da almeno un triennio analoga posizione in una università straniera; essere stati insigniti di alti riconoscimenti scientifici in ambito internazionale; aver ricoperto per almeno un triennio incarichi direttivi in qualificati istituti di ricerca''.

Mentre i Rettori possono essere scelti tra i professori ordinari delle università italiane ''in possesso di comprovata competenza ed esperienza di gestione, anche a livello internazionale, nel settore universitario o delle istituzioni culturali''. La carica di rettore potrà durare al massimo 2 mandati di 4 anni o 6 anni in caso di mandato unico. In questo modo si vuole evitare l'eventualità di ''mandati a vita'' e l'impossibilità di ricambi. Verrà anche attivata un'Agenzia nazionale di valutazione, ma ''la maggioranza dei membri del nucleo di valutazione non dovranno appartenere ai ruoli dell'università, nel caso in cui il presidente vi appartenga, tutti gli altri componenti dovranno essere esterni''. In questo modo di potrà arrivare ad un giudizio piů obiettivo e attendibile sulla qualità dell'offerta didattica e sulla formulazione di proposte specifiche per migliorarla.

Per ''migliorare l'efficacia e l'efficienza dell'attività didattica, di ricerca e gestionale'' e per ''ottimizzare l'utilizzazione delle strutture e delle risorse, inoltre, una o piů università vicine possono fondersi o aggregarsi in strutture federative sulla base di un progetto comune''. Il progetto dovrà essere approvato dal Ministero dell'Istruzione e da un'apposita Agenzia di valutazione. I ricercatori assumeranno il titolo di professori aggregati. Dopo 4 anni saranno sottoposti ''a un giudizio di conferma da parte di una commissione nazionale composta, per ogni settore scientifico-disciplinare, da tre professori ordinari scelti dall'Anvur''. Se il giudizio sarà positivo, il ricercatore sarà inserito nella lista dei ricercatori confermati. Se il giudizio sarà negativo, il ricercatore sarà sottoposto ad un nuovo giudizio di conferma dopo 2 anni. Se anche il secondo giudizio di conferma risulterà negativo, il ricercatore ''cesserà di appartenere al ruolo''.

E per il reclutamento dei docenti Gelmini dichiara guerra ai concorsi pilotati: ''Verrà istituita l'abilitazione scientifica nazionale, distinta per le funzioni di professore ordinario e associato, per attestare il possesso della qualificazione scientifica adeguata ai rispettivi ruoli''.

L'abilitazione sarà data in base ai titoli posseduti ed alle pubblicazioni, ''alla luce di parametri stabiliti per ogni ruolo e area da apposito decreto del ministero''.

L'abilitazione non rappresenterà un accesso diretto ai ruoli o alla ''progressione di carriera'', ma permetterà ai professori di essere inseriti in una lista nazionale per 4 anni, prima di essere sottoposti ad una nuova verifica. (ASCA)

fonte ANMVIOGGI

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