DIOSSINA IN PUGLIA, DELIBERA PER ABBATTERE 1200 PECORE

A Taranto, circa 200 grammi di diossina sono emessi nell'aria ogni anno. L'area sospettata di contaminazione è quella ricadente in un raggio di almeno 10 chilometri dal polo industriale dell'ILVA. Le pecore di sette masserie di provincia, 1.200 circa, vivono a soli due chilometri dallo stabilimento siderurgico, sono risultate indenni da malattie infettive, ma sono contaminate. E saranno abbattute. Lo prevede una delibera della Regione Puglia che risarcisce con 160mila euro. Nella regione la morte per diossina è considerata "inedita" anche per gli animali, tanto che le norme sanitarie prevedono risarcimenti soltanto per i focolai di alcune malattie infettive. Una pecora contaminata da diossina vale 133,33 euro lordi.

Il problema della diossina in Puglia era già drammaticamente emerso nel marzo di quest'anno, quando alla vigilia di Pasqua, : la Asl jonica disponeva il fermo sanitario di una azienda di Statte che allevava per la macellazione e per la produzione di alimenti "dal produttore al consumatore". I veterinari della Asl jonica hanno visitato anche un'altra azienda zootecnica della zona. Ma in questo caso l´esito delle analisi è stato negativo: latte e mozzarelle non erano "inquinati" da diossine. La ragione stava nel fatto che in questa azienda, per l´alimentazione degli animali si usano mangimi e non si fa ricorso al pascolo libero.

Alla conferenza di servizi, convocata con urgenza sei mesi fa dalla Regione Puglia, il governatore Nichi Vendola, presenti gli assessori regionali, il prefetto e il sindaco di Taranto e il direttore generale della Asl, dichiarava: «Non c´è emergenza. Non siamo in provincia di Caserta. La produzione di latte e derivati nelle aziende del tarantino è assolutamente normale».

Vendola però rivelava di aver chiesto «un aiuto anche all´Istituto superiore di sanità» e concludeva: "i livelli di diossina emessi dall´Ilva devono calare, si deve passare dal 4,5% di emissione globale all´1%. Daremo anche impulso alle attività di bonifica nel sito di interesse nazionale di Taranto. Aspettiamo per comprendere con esattezza le sorgenti industriali e non industriali responsabili di questi superamenti che sono estremamente localizzati».

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