UE: QUESTA INFLUENZA NON VIENE DAI MAIALI

Gettate le basi per una strategia comune per rassicurare il mezzo miliardo di cittadini europei che si sta fronteggiando la crisi dell'influenza dei suini, il cui virus è già responsabile di decine di morti in Messico ed ora è apparso in Spagna e in Scozia, ma la situazione è piena evoluzione. Gli esperti dei 27 Stati membri hanno lavorato celermente e messo a punto in serata le grandi linee della strategia che verrà ora strutturata in un documento unico dalla presidenza Ceca dell'Ue, e quindi esaminati dai ministri della salute, giovedì a Lussemburgo. In primo luogo - secondo quanto appreso dall'Ansa - i governi vogliono lanciare un messaggio forte e chiaro per allontanare tutti i timori e rassicurare l'opinione pubblica che i singoli paesi sono in grado di affrontare la crisi. Si vuole anche rafforzare il sistema di sorveglianza e di allerta rapido europeo, oltre a rafforzare la capacità dei laboratori di analisi creando una rete per la conferma veloce delle indagini virologiche.

In un opuscolo, a cui Bruxelles sta dando gli ultimi ritocchi, i cittadini europei potranno trovare numerose indicazioni pratiche: dal modo di evitare le aree a rischio influenza da suini alle garanzie che possono mangiare senza timore la carne di maiale. Ricade infatti Ingiustamente sui suini la responsabilità dell'epidemia mentre, ha chiarito Paola Testori Coggi, Direttore generale aggiunto per la sanità: "Questa non è influenza proveniente dai maiali, ma un virus che contiene quattro ceppi; uno di influenza suina, uno di pollame e due ceppi di influenza umana. La carne è sicura - ha ribadito la responsabile europea - perché il virus non è presente né nei maiali né nelle loro carni, si trasmette da uomo a uomo solo attraverso l'apparato respiratorio". Nell'opuscolo i cittadini troveranno anche le indicazioni sulle misure profilattiche più adeguate, i paesi a rischio preferibilmente da evitare, e le rassicurazioni sul fatto che non c'é nessun pericolo per i prodotti alimentari.

Secondo gli esperti della Commissione europea gli antivirali nell'Ue coprirebbero il 16% della popolazione. Tra le contromisure si punta alla vaccinazione. Al riguardo i 27 stati membri hanno sottolineato la necessità di creare un rapporto tra gli istituti di ricerca e l'industria farmaceutica per ottenere vaccini in tempi rapidi cambiando l'approccio seguito fino ad ora. Insomma si vogliono esplorare nuove vie per accorciare il periodo di ottenimento di un vaccino, i cui tempi attuali sono circa di sei mesi. D'accordo quindi a 27 per agire nel più breve tempo possibile. Oggi l'Organizzazione mondiale per la sanità valuterà il grado di epidemia, che dipende dalla diffusione del virus, e fondi comunitarie non escludono che si possa passare dal livello attuale 'tre' a un livello 'quattro', avvicinandosi al livello 'sei' che è quello della pandemia. L'Europa però ritiene di saper fronteggiare la situazione.

fonte Anmvioggi

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