SPERIMENTAZIONE, I DATI DELL'ITALIA ALLA UE

Criceti, 1537; cani, 1064; topolini, 534.614; scimmie (cercopitechi), 395; cavalli e asini, 63; gatti, 30; rane, 4636. Sono alcuni degli animali usati per esperimenti di ricerca nei laboratori italiani, in un anno, secondo i dati presentati alla Commissione Europea dal nostro ministero della sanità. Le cifre sono simili a quelli di altri paesi europei: ogni anno, nella Ue, 12,1 milioni di animali vengono sezionati o sottoposti a studi piů o meno cruenti.

Allo scopo di acquisire informazioni sullo stato degli stabulari rispetto alle "Linee guida per la sistemazione e la tutela degli animali impiegati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici" introdotte con la Raccomandazione 2007/526/CE, il Ministero della Salute aveva predisposto lo scorso aprile un questionario. Tutti i responsabili degli stabilimenti utilizzatori avevano tempo fino al 16 maggio per inviare il questionario.

L'Europa sollecita una revisione della vecchia direttiva del 1986 sul benessere degli animali, ritenuta non piů adeguata. Obiettivo dichiarato della Ue: «rafforzare la normativa » e «assicurare agli animali cure adeguate e trattamenti senza crudeltà». Soprattutto per quanto riguarda i «primati non umani», le scimmie: per le quali «condividiamo la preoccupazione dei cittadini», scrive la Commissione.
Saranno poi vietati gli esperimenti su animali per la produzione di cosmetici, a partire dal 2009. Non si potranno usare nei laboratori, con ogni probabilità, animali abbandonati o raccolti per strada. Prima di ogni programma di esperimenti bisognerà chiedere l'autorizzazione Protetti i randagi. Non si potranno piů usare nei laboratori animali abbandonati o raccolti per strada ai rispettivi governi. è allo studio anche una misura per limitare i test solo agli animali allevati per questo scopo, escludendo quindi oltre ai primati gli animali da compagnia, come cani e gatti.

Alla Direzione Ambiente della Commissione sono arrivati anche molti pareri di scienziati, come un «Rapporto sull'uso di mezzi alternativi agli esperimenti su animali nella ricerca del settore cosmetico ». Messi insieme dati e pareri, e naturalmente con i tempi non fulminei della politica comunitaria, si metterà mano alla nuova direttiva. Quella del 1986, spiega ancora la Commissione Europea, non va piů bene perché «non include processi di revisione etica, o l'autorizzazione obbligatoria per gli esperimenti», né «menziona il concetto delle 3 R "reduction, refinement, replacement"» (cioè «riduzione nel numero degli esperimenti, loro perfezionamento, e sostituzione con altri metodi», ndr), che è un approccio generalmente riconosciuto per minimizzare l'uso di animali da laboratorio. Non solo: oggi, dice ancora la Commissione, vi sono «nuove tecniche come l'uso di animali transgenici, i trapianti fra specie diverse, o la clonazione: e richiedono un'attenzione specifica, che la direttiva non offre».

E «non è regolato l'uso di animali con un livello superiore di sensibilità neurofisiologica, come nel caso dei primati non-umani». In altre parole: si è scoperto di piů sulla capacità di soffrire di scimpanzé e gorilla, non lontanissima dalla nostra, e dunque bisogna adeguare le norme. Che è appunto quanto si farà ora. (fonte: corriere.it)

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